Assegno di mantenimento e assegno di divorzio: quali sono le differenze?

Assegno di mantenimento e assegno divorzile

Assegno di mantenimento e assegno di divorzio: quali sono le differenze tra questi due concetti apparentemente equivalenti?

In prima analisi possiamo affermare che l’«assegno di mantenimento» è quello che viene decretato con la sentenza di separazione tra moglie e marito mentre l’«assegno divorzile» (o «assegno di divorzio») è quello che, sostituendo il primo, scatta a partire dal divorzio.

Assegno di mantenimento e assegno di divorzio

Il diritto del coniuge economicamente più debole e dei figli non autosufficienti a percepire l’assegno di mantenimento trova fonte in diverse disposizioni del codice civile.

Come abbiamo visto quello che, prima della sentenza di divorzio, era denominato assegno di mantenimento, dopo viene identificato col termine di assegno di divorzio (o assegno divorzile). Ma non si tratta solo di meri termini tecnici e le differenze sono sostanziali.

Se infatti un tempo le due misure assistenziali in favore del coniuge economicamente più debole venivano calcolate con gli stessi criteri, dopo due famose sentenze della Cassazione (pubblicate tra il 2017 e il 2018) sono state decretate ulteriori differenze.

Ma cerchiamo bene di capire esattamente cosa è l’assegno di divorzio e in cosa differisce.  

assegno di divorzio

Assegno di divorzio

Il divorzio può essere chiesto non prima di 6 mesi se c’è stata una ‘separazione consensuale’ o non prima di 1 anno se c’è stata una ‘separazione giudiziale’.

In seguito al divorzio, l’assegno di mantenimento viene sostituito dall’assegno divorzile. Il contributo mensile che prima veniva versato dal coniuge “più ricco” a quello “più povero” a titolo di mantenimento, prende ora il nome di assegno di divorzio. 

Ma non è una cosa del tutto automatica e devono sussistere alcune imprescindibili condizioni. Ad esempio deve necessariamente continuare a sussistere una differenza economica sostanziale tra i due coniugi.

Se infatti tra la separazione e il divorzio uno dei due coniugi ha visto cambiare la propria situazione patrimoniale, il giudice potrebbe decidere di non imporre più l’assegno divorzile o anche, ad esempio, di stabilirne un importo inferiore.

Può succedere quando il coniuge che prima prendeva l’assegno di mantenimento ha migliorato la propria condizione reddituale trovando un lavoro. Oppure che il coniuge che versava l’assegno l’ha vista invece peggiorare in seguito ad un licenziamento o un lavoro meno redditizio,

Inoltre, per ottenere l’assegno di divorzio, non bisogna aver subito l’addebito nel precedente giudizio di separazione. 

Differenze tra assegno di mantenimento e assegno di divorzio

Nel 2017, la Cassazione ha spiegato che l’assegno di divorzio non deve tramutarsi in una sorta di rendita parassitaria in favore del coniuge considerato più debole. Quest’ultimo deve infatti riuscire a dimostrare di esserne meritevole.

Il giudice, nel momento in cui valuta se concedere o meno l’assegno di divorzio, andrà ad assicurarsi che il coniuge richiedente l’assegno sia realmente in diritto di riceverlo.

Sono molte le variabili da tenere in considerazione. In genere si andrà a verificare che il richiedente l’assegno divorzile sia ancora giovane e in grado di lavorare e mantenersi da sé; che le sue condizioni di salute e la sua formazione gli consentono di inserirsi nel mercato del lavoro; che abbia attivamente cercato un’occupazione senza esserci riuscito.

Requisiti per ricevere l’assegno di divorzio

Anche se sono in pochi a saperlo, la prima e più grande differenza tra assegno di mantenimento e assegno di divorzio sta proprio nella quasi automatica attribuzione del primo e in un ragionato giudizio di meritevolezza per il secondo.

L’assegno di mantenimento è una forma di assistenza necessaria ad affrontare l’emergenza di trovarsi, magari di colpo, soli e senza un sostegno economico. Tra la separazione e il divorzio, invece, passa del tempo ed è doveroso reagire cercando di reimpostare la propria vita da single.

Chi chiede l’assegno di divorzio ha dunque l’onere della prova e deve dimostrare di:

  • Di aver cercato un lavoro senza essere riuscito a trovarlo. Per dimostrare di aver cercato lavoro dovrà dimostrare di aver inviato il proprio curriculum vitae alle varie aziende; partecipato a concorsi e bandi; chiesto e affrontato colloqui di lavoro ed essendosi iscritto all’Ufficio per l’Impiego, ecc.
  • Non avere più un’età utile per collocarsi nel mondo del lavoro. La Cassazione ha stabilito che un’età approssimativa, facendola partire dai da 45 anni in su
  • Avere problemi di salute che non gli consentono di svolgere un lavoro;
  • Avere perso ogni contatto con in ambito lavorativo per essersi occupato della gestione della famiglia e dei figli.

Liquidazione dell’assegno di mantenimento e divorzile

La più importante differenza tra assegno di mantenimento e assegno divorzile sta nel criterio di liquidazione dell’importo.

L’assegno di mantenimento mira a garantire, all’ex considerato economicamente più debole, lo stesso tenore di vita che aveva durante il matrimonio. Nella pratica dei fatti il reddito più elevato dei due coniugi viene diviso in modo che le differenze economiche tra i due vengano appianate. Va da sé che, più uno dei due coniugi è benestante più alto sarà l’assegno di mantenimento che dovrà versare.

Lo scopo dell’assegno divorzile è invece un’altro. Quello, cioè, di garantire l’autosufficienza economica del coniuge più debole. Il coniuge che versa l’assegno dovrà assicurare all’ex la capacità di mantenersi da solo. Cosa implica questa differenza? Semplicemente che la maggior ricchezza di uno dei due non andrà ad influire sull’ammontare dell’assegno di divorzio.

Facciamo un esempio pratico. Stabiliamo, a titolo indicativo, che per vivere in modo decoroso si debba disporre di una cifra pari a 1.500 euro al mese. Se il coniuge a cui spetta l’assegno ha un’entrata economica e guadagna da sé 500 euro al mense, non potrà richiedere più di 1.000 euro; anche se il coniuge che elargisce l’assegno ha uno stipendio particolarmente alto.

C’è però un’eccezione e viene fatta per il coniuge che, con il proprio lavoro domestico, ha consentito all’ex di dedicarsi alla carriera permettendogli una scalata economica.

Solo in questo caso l’assegno di mantenimento verrà incrementato in modo proporzionale a tale ricchezza e sarà dunque ben più alto dello minino indispensabile per raggiungere l’autosufficienza economica.

calcolare l'assegno di divorzio

Calcolare l’assegno di divorzio

Abbiamo visto che il mantenimento all’ex economicamente più debole spetta solo quando quest’ultimo riesce a dimostrare che ne è “meritevole”. Ma come viene stabilito l’ammontare dell’assegno di divorzio?

Al fine di stabilire l’importo dell’assegno di divorzio il giudice, anche esercitando poteri d’ufficio, per prima cosa mette a confronto le condizioni economico-patrimoniali dei coniugi. Vengono prese in considerazione tutte le variabili come, ad esempio: gli stipendi, le proprietà immobiliari, le rendite immobiliari, ogni forma di sostentamento (ad esclusione di un’eventuale pensione di invalidità o dell’accompagnamento), l’assegnazione della casa coniugale alla moglie che comporta per lei una notevole riduzione di spese.

A questo punto il giudice quantifica l’assegno in modo tale da garantire all’avente diritto un livello reddituale adeguato al contributo apportato.

L’ammontare dell’assegno divorzile viene calcolato tenendo conto del contributo apportato dal coniuge ma senza tenere conto del pregresso tenore di vita familiare o del parametro dell’autosufficienza economica.

In termini pratici significa che solo il giudice, valutando caso per caso, può decidere come calcolare l’assegno di divorzio e non possono esserci criteri prestabiliti o parametri automatici.